Origine e motivazioni del progetto


II problema della detenzione carceraria in Italia è quanto mai sentito ed attuale e va oltre le disfunzioni e le storture dell'amministrazione della giustizia e del trattamento penale relativo soprattutto alla nuova criminalità, in quanto, a fronte della legislazione altamente civile contenuta nell'Ordinamento Penitenziario, questo non trova corrispondenza in metodiche e strutture adeguate per essere efficace riguardo al "reinserimento sociale dei detenuti".

Dopo gli anni di carcerazione che li hanno tenuti lontano dalla vita normale e poi ancora per la loro stessa personalità deviata, il reinserimento dovrebbe sostanziarsi nel progressivo e rieducativo contatto con la realtà esterna secondo un nuovo "progetto di vita", ma questo non trova quasi mai in loro stessi e soprattutto nella società gli strumenti atti a favorirlo e a realizzarlo.

Tale constatazione apre inevitabilmente al giudizio sul punto di partenza della questione, cioè sulla reale funzione del carcere che, per la sua inadeguatezza come deterrente della criminalità e non solo come contenitore di condannati, appare sempre più controversa. Le molteplici piaghe da cui è cronicamente affetto, ad esempio la promiscuità dei detenuti con tendenze criminologiche ed esperienze diverse e l'assurdo sovraffollamento, e, nell'orizzonte più generale, l'inefficacia di tutto il sistema quale istituzione per la rieducazione secondo il dettato costituzionale, smentita dall'altissima quota della recidiva, sono condanne senza appello che l'istituzione stessa si commina da sola. Non servono citazioni autorevoli, infatti, per capire che il carcere, così com'è, non funziona ed è piuttosto una scuola di delinquenza e un'istituzione che crea ulteriore devianza poiché non è pensato anche in funzione del dopo-carcere. Nonostante questa complessità esistono comunque realtà carcerarie come, per citarne solo alcune, Padova e Milano in cui si cerca di sperimentare modalità nuove e più rispondenti alle possibilità di reinserimento.

Ma, senza entrare nel merito di questo arduo argomento che interessa studiosi di tutto il mondo, è il passaggio dalla detenzione alla vita normale che permette oggi la partecipazione concreta della società civile all'istituzione carceraria, in tutto il resto pressoché impenetrabile, ed è in questo momento delicatissimo

per la maggioranza dei detenuti che essa può intervenite con una certa efficacia, ritenendolo il momento chiave dell'intera questione. Il PJ vuole dare il proprio piccolo contributo, se non alla soluzione, almeno all'indicazione di percorsi possibili affinché chi ha sbagliato possa vedersi concretamente riconosciuto il diritto alla riabilitazione, sia nell'accoglienza della società, sia, più urgentemente, nelle iniziative efficaci di sostegno e accompagnamento verso un'esistenza positiva. Per questo motivo i nostri volontari accedono alle strutture carcerarie per avere colloqui individuali con i detenuti, e per mantenere contatti di collaborazione con le figure istituzionali operanti entro le mura e nell'organizzazione territoriale della Giustizia. Tali colloqui hanno lo scopo di sostenere la persona detenuta nella difficile esperienza del carcere e di supportarla nei rapporti con il legale, la famiglia e la società civile. Inoltre prevedono come orizzonte futuro l'ingresso nel percorso comunitario della nostra Casa di Accoglienza che tenta di offrire percorsi personalizzati di riabilitazione e/o recupero.



La Storia - Chi siamo e perchè siamo quì


Il Progetto Jonathan nasce alla fine degli anni '80 dalla solerzia dei religiosi della Pia Società San Gaetano di Vicenza che adibirono una parte del loro istituto a Casa di Accoglienza per svolgere l'attività volta all'assistenza e al sostegno di percorsi di reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti. In sintonia con lo spirito della Caritas Diocesana Vicentina, alcuni religiosi presenti nella Commissione Carcere e Comunità Cristiana di quegli anni e operanti in seguito anche nell'Associazione Nova Terra, sorta nell'anno 2000, hanno sviluppato una serie di iniziative sia all'interno della struttura detentiva della Casa Circondariale di Vicenza sia nel territorio cittadino a livello di eventi informativi e culturali di notevole importanza. A partire dal 2005 la gestione del Progetto Jonathan è stata affidata ad operatori laici preparati e motivati che hanno portato all'interno dell'Istituto un nuovo modo di organizzare l'accoglienza. A fine 2013 la sede dell'Associazione e quindi del Progetto Jonathan è stata traslocata c/o la struttura delle Suore della Divina Volontà di Bassano sita in Vicenza in Strada della Paglia n.135, in una vecchia cascina di campagna, già sede di altre associazioni.


L'obiettivo


Il Progetto Jonathan è un progetto personalizzato e individualizzato che ha per obiettivo fondamentale la persona umana, specie quella in disagio. In particolare, si occupa di persone detenute che stanno affrontando un percorso di pena alternativa alla detenzione e misure sostitutive alla stessa, e di ex detenuti, molti dei quali immigrati spesso irregolari, che necessitano di supporto per iniziare una nuova vita fuori dal carcere. L'obiettivo principale del progetto quindi è costruire un ambiente di vita in cui le persone possano camminare insieme verso una realtà sociale più "giusta e normale" possibile.


Il Contesto


Il PJ s'inserisce nel contesto generale dell'Associazione “Nova Terra APS” che opera per l'assistenza, il sostegno morale ed il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Per ottenere questo obiettivo accoglie persone in percorso giudiziario in una struttura abitativa che comprende anche un laboratorio che sviluppa attività conto terzi per aziende metalmeccaniche del nostro territorio. Il PJ si pone come ponte tra la difficile situazione carceraria e la complessa realtà sociale, nel tentativo di rendere presente e sensibilizzare nei riguardi di una delle dimensioni più tristi e contraddittorie della nostra società, ma anche meno considerate nel quotidiano vivere nonostante la sua importanza.